Il Territorio
Marzamemi è una frazione marinara che dista circa 3 km dal comune di Pachino in provincia di Siracusa. Il nome deriva dall'arabo Marsà Al-Hamàm che significa Baia delle Tortore, in quanto la zona rappresenta luogo obbligato di passaggio dei piccoli volatili durante le migrazioni.
Il borgo è nato attorno all'approdo, poi divenuto porto da pesca, e si è sviluppato
grazie a quest'ultima attività, molto praticata ancor oggi, dotandosi anche di una Tonnara, tra le più importanti della Sicilia. La tonnara di Marzamemi risale al tempo della dominazione degli arabi in Sicilia. Nel 1630 venne venduta dal proprietario al Principe di Villadorata.
I Villadorata potenziarono i fabbricati della tonnara portando da Avola e da Siracusa degli abili carpentieri, che poi rimasero residenti a Marzamemi. Nel 1752 costruirono il palazzo e la chiesa della tonnara, e le casette dei marinai.
Nel 1912 fu costruito a Marzamemi uno stabilimento di lavorazione del tonno salato e in seguito del tonno sottolio. La pesca della tonnara fu abbondante fino al dopoguerra.
Noto
In un territorio in cui sono abbondanti le coltivazioni di olive e mandorli, Noto rappresenta un piccolo gioiello barocco arroccato su un altopiano che domina la valle dell'Asinaro, coperta di agrumi. Tanto bella e armoniosa da sembrare una finzione, la città nasce da un fatto tragico: il terremoto del 1693 e la ricostruzione avvenne secondo il nuovo gusto barocco. La città fu costruita utilizzando prevalentemente la pietra calcarea locale che, colorata dal tempo, ha assunto quei toni dorati e rosastri che al tramonto risultano ancor più caldi e avvolgenti. L'asse principale è Corso Vittorio Emanuele, scandito da tre piazze, ognuna con una chiesa. All'inizio del corso c'è Porta Reale, monumentale ingresso a fomna di arco di trionfo, eretto nel XIX secolo. Alle spalle si stende un viale alberato fiancheggiato dal bel Giardino Pubblico, uno dei luoghi di ritrovo degli abitanti. Piazza Municipio è la più maestosa delle tre piazze, delimitata a sinistra dalle armoniose linee curve di Palazzo Ducezio e a destra dalla Cattedrale. L'edificio è preceduto da un'amplissima e sinuosa scalinata digradante nella piazza e fiancheggiata da due esedre alberate.
Ai lati della Cattedrale si possono ammirare Palazzo Vescovile (XIX sec.) e Palazzo Landolina di Sant'Alfano che, con le loro linee curve, sembrano controbilanciare l'esuberanza degli altri edifici. Proseguendo lungo corso Vittorio Emanuele, sulla destra si apre via Nicolaci che ogni anno a maggio, viene scelta per l'Infiorata, il celebre tappeto di petali di fiori costituito da variopinti mosaici. I due lati di questa via sono un susseguirsi di bei palazzi barocchi tra i quali, sulla sinistra, spicca Palazzo Nicolaci di Villadorata, caratteristico per i suoi balconi esuberanti, sorretti da mensole fantasiose a forma di putti, cavalli, sirene, leoni e figure grottesche. L'ultima piazza che incontriamo lungo l'asse principale è piazza XVI Maggio, dominata dall'elegante facciata convessa della Chiesa di S. Domenico, davanti alla quale si trova la deliziosa Villetta d'Ercole con al centro l'omonima fontana. Di fronte si staglia l'ottocentesco Teatro Vittorio Emanuele III. Dal 2002 l'Unesco ha dichiarato la città Patrimonio dell'Umanità.
Portopalo di Capo Passero
Portopalo di C.P. è un comune italiano di 3.695 abitanti della provincia di Siracusa, in Sicilia. La cittadina dista 58 chilometri da Siracusa ed è il comune più a sud dell'isola siciliana (al di sotto del parallelo di Tunisi). Del suo territorio fa parte l'isola di Capo Passero a poche decine di metri dalla terraferma e l'isola delle Correnti a pochi chilometri. è un centro prevalentemente agricolo e marinaro e proprio su queste attività fonda le sue fortune economiche. Il paesino è bagnato dai due mari: lo Jonio e il Mediterraneo. Sullo Jonio sorgeva un tempo il piccolo porto dove sono ancora presenti, anche se ormai quasi cadenti, le casette dei pescatori. Verso est si staglia l'isola di Capo Passero dove si erge la fortezza spagnola sovrastata da una imponente statua bronzea della madonna.
Il territorio che oggi comprende Portopalo era abitato sin dall'antichità. Il villaggio è stato denominata in vari modi: inizialmente Capo Pachino, in seguito Terra Nobile ed infine Porto Palo. Il fondatore di Portopalo è don Gaetano Deodato Moncada, che se ne interessò fin dal 1778 e che nel 1792 fece edificare a sue spese un centinaio di case intorno alla tonnara. Il primo nucleo urbano era composto da circa 300 persone, tra contadini, pastori e pescatori. L'autonomia del paese, che intanto aveva assunto il nome completo di Portopalo di Capo Passero, fu approvata in sede di Assemblea regionale, del 01-03-1975. Nel 1936, come risulta dal censimento, era abitato da 1.710 persone, sistemati in piccole abitazioni lungo la via Vittorio Emanuele, e si presentava come un tranquillo borgo di campagna. La maggior parte delle case erano bianche e screpolate dal sole e dalla salsedine. In quasi tutte era presente un piccolo spazio ('u bagghiu) adibito a stalla, dove era anche possibile coltivare un piccolo orto. In paese non esisteva una rete idrica che fornisse acqua alle abitazioni: le donne erano quindi costrette, per lavare i panni, a recarsi al pozzo comunale presso il castello Bruno di Belmonte (ora Tafuri). La vita dei portopalesi si consumava di giorno nei campi e di sera al mare, per arrotondare le entrate.